Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
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Niente Rival Sons
http://mat2020comunicatistampa.blogspot ... g-act.html
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Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
GIORGIO.MARCATO ha scritto:Qui locandine in giro ce ne sono, invece.
Ormai manca poco al trenta ottobre.
Il dilemma è sempre il solito....due
Come è messo IG e se sarà scaletta carta carbone.
Per il resto, si va!
Ho visto diversi video del tour americano e Gillan mi è sembrato in buona forma, sicuramente migliore rispetto al 2014, ma non diciamo niente per scaramanzia.
Quanto alla scaletta...la speranza è l'ultima a morire!
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Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
numero2 ha scritto:Niente Rival Sons
http://mat2020comunicatistampa.blogspot ... g-act.html
secondo me i sostituti sono meglio dei Rival Sons...vai a vedere che alla fine ci abbiamo guadagnato...
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Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
Ma che cazzo, ormai c'avevo fatto la bocca e con la scusa mi stavo ascoltando tutti i loro album...tra l'altro, molte cose mi piacciono molto, non proprio tutto, ma insomma alcune canzoni le ritengono notevoli.
Non si può più credere a un cazzo, fanculo.
Non si può più credere a un cazzo, fanculo.
Drinking, smoking and messing around with women...
Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
Asso_982 ha scritto:numero2 ha scritto:Niente Rival Sons
http://mat2020comunicatistampa.blogspot ... g-act.html
secondo me i sostituti sono meglio dei Rival Sons...vai a vedere che alla fine ci abbiamo guadagnato...
mah, speriamo.
Mi metto ad ascoltare anche questi allora.
Però mi rode sempre il culo.
Drinking, smoking and messing around with women...
Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
https://www.youtube.com/watch?v=jORz1wt ... ata_player
Sono davvero preoccupato. Potrà la sanità padovana garantire questa assistenza a Gillan nel caso stia tanto male?
Sono davvero preoccupato. Potrà la sanità padovana garantire questa assistenza a Gillan nel caso stia tanto male?
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Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
Ahahah hai capito il vecchietto di Gillan....bravo Giorgio, ci pensavo tempo fà a ritrovarlo, mi ha risparmiato una fatica perchè mi sà che mica lo trovavo facilmente...
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Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
Bodei ha scritto:Anche se fosse un pò di tremolio,è consono con l'età del nostro amato 'vecchietto'...quello che stupisce nel video è che sicuramente la metà di quelli che sono li manco sanno chi sono i MITICI...
Ciao Luca ti ho beccato qui...messaggio di prova,dopo che sono iscritto dal 2011,ma non riuscivo mai nel entrare...
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Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
Beh,ma quindi? Che è sta'stitichezza? A chi tocca domani?
Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
dovrei andare domani al forum di assago... senza biglietto (me lo prendo lì fuori)
ho visto che la scaletta è un po' cambiata rispetto all'ultima volta che li ho visti e ogni tanto ci piazzano anche una canzone nuova.
ho visto che la scaletta è un po' cambiata rispetto all'ultima volta che li ho visti e ogni tanto ci piazzano anche una canzone nuova.
Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
Domani Padova e sabato Milano... quest'anno raddoppio
Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
Ranma ha scritto:dovrei andare domani al forum di assago... senza biglietto (me lo prendo lì fuori)
ho visto che la scaletta è un po' cambiata rispetto all'ultima volta che li ho visti e ogni tanto ci piazzano anche una canzone nuova.
Io fossi in te ci andrei sabato......
Fatece sapè come è andata!
Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
Deep Purple, il ritorno dei “classici” del rock
di Giò Alajmo -29 ottobre 2015
Voglio molto bene a…. i Deep Purple. Sono di nuovo in Italia e non me li perderò.
Incontrai la loro musica da ragazzino quando non sapevo ancora bene se mi appassionasse di più il rock o la musica classica. Avevo avuto alle medie un ottimo insegnante di musica, non vedente, che arrivava in classe con il suo registratorino Geloso dai tasti colorati e riusciva a farti “vedere” la musica. Era un uomo appassionato che sapeva trasmetterti passione. Mi innamorai dell’”Ouverture 1821” di Ciaikovskij rivedendo nei suoni i racconti del maestro, l’avanzata di Napoleone, la difesa dei Russi, le battaglie a cannonate, il dramma dell’inverno, l’incalzare dei francesi, la fuga dei moscoviti, il trionfo, la sconfitta, poi la sorpresa di una Mosca in fiamme, il dramma della ritirata, le note esaltanti del ritorno dei russi vincitori sull’uomo che aveva osato troppo.
Avevo deciso di imparare a suonare il pianoforte, mi piaceva Bach, Beethoven, le sonate, le sinfonie, la poesia di Smetana, Vivaldi. Ma anche altro, Otis Redding, Simon & Garfunkel, i Rolling Stones e i maestri del protoprog, Procol Harum con il loro organo maestoso e bachiano, gli Aphrodite’s Child che rivisitavano Pachelbel. Ascoltavo tutto e mi incuriosiva la possibilità di rimescolare le carte fra passato e futuro. Poi un giorno andai alla Mostra di Musica Leggera al Palazzo del Cinema del Lido di Venezia, dove Gianni Ravera portava in tv le novità dell’autunno. Fui come fulminato sulla via di Damasco.
Ascoltare i Vanilla Fudge dal vivo, il loro Beethoven psichedelico al massimo del volume, l’Hammond lancinante le pulsazioni della tremenda ritmica Bogart/Appice fu un’esperienza travolgente. Trovai lì il mio Beethoven rock e la strada per il rock che scuoteva davvero orecchie fisico e coscienze.
Nello stesso periodo, andando a caccia di grandi assoli di batteria, passando da Ginger Baker a Jon Hiseman incappai in Ian Paice e il suo travolgente solo nel Concert for Group and Orchestra. Un gruppo rock e un’orchestra sinfonica: che strana cosa. Imposi alla mia insegnante di pianoforte di ascoltarlo tutto al posto di una lezione. E mi comprai un organo. Erano tempi in cui tutti divoravano tutto, tutto si mescolava a tutto, e tutto correva veloce: Led Zeppelin, Jethro Tull, Colosseum, Emerson Lake & Palmer dopo i Nice e i Renaissance, Genesis, Pink Floyd, Hendrix… Ma i Deep Purple mi fulminarono letteralmente con “In Rock”. Era una porta tutta nuova che si apriva, una formazione a cinque solisti, con una ritmica potente come poche, un organo e una chitarra che dialogavano su tanti registri diversi e una voce esplosiva, pari solo a quella di Robert Plant.
Sono passati 45 anni da allora. Dei Deep Purple ho seguito le vicende alterne, i trionfi, le cadute, i litigi, le riunioni, le metamorfosi. Poche cose mi commossero musicalmente come il loro ritorno sulle scene nella formazione migliore, quello splendido disco che si apriva su un bordone di tastiera e poi i vari strumenti che entravano uno dopo l’altro, alla spicciolata, come in una stanza semivuota, per poi esplodere all’unisono e urlare “siamo di nuovo qui!”. Li vidi suonare nel 1972 a Bologna – con la Pfm agli esordi a far loro da spalla suonando pezzi dei King Crimson – poi nelle varie occasioni italiane, con Blackmore, con Joe Satriani, finalmente con Steve Morse. Ricordo le lacrime di Ian Gillan uscendo dal loro primo concerto all’Arena di Verona, commosso per aver suonato in un luogo bimillenario “dove hai davanti ventimila persone e le puoi guardare in faccia a una a una”, e il loro splendido recente ritorno con l’orchestra come a spiegare ai tanti emuli che non è la band che deve adattarsi all’orchestra ma il contrario è l’orchestra che deve saper suonare rock. E Ian Paice mi fece sorridere quando mi disse che quando si erano trovati insieme per la prima volta si erano studiati tutti i dischi dei Vanilla Fudge. Un ciclo che si chiudeva! E ricordo la sera nei camerini, quando l’organista e fondatore Jon Lord replicò a un giovane fan che esaltava i Deep Purple come maestri di heavy metal, dicendogli stizzito: “Noi non suoniamo heavy metal!”.
Perchè l’hard rock non è l’heavy metal.
La lezione dei Deep Purple è quella di base della musica. Per quanto forte e veloce tu suoni devi ascoltare gli altri e creare dinamiche. In questo i tre solisti eccellevano, e anche oggi che Don Airey è al posto dello scomparso Lord e Morse ha portato stabilmente un tocco più americano e meno raffinato là dove spaziava l’egocentrico e ombroso Blackmore (“il miglior chitarrista del mondo quando voleva – spiega Paice – solo che voleva di rado”), il suono della band regala le stesse emozioni e le stesse dinamiche a dispetto dei tempi, perchè, come molti della loro generazione, la musica è nel loro dna, così quando Ian Paice non è in tour passa il tempo andando in giro per il mondo a suonare coi fan, una volta perfino con me, e quando si tratta di andare in studio a registrare qualcosa di nuovo lo schema è quello dei vecchi tempi: “Andiamo in studio accendiamo gli strumenti e cominciamo a suonare insieme, e poi si vede cosa viene fuori”, spiega Glover. E i computer? I click? Gli arrangiatori? I produttori? I campioni? I Loop?
Macchè. E’ rock’n’roll, si fa sudando sullo strumento. Insieme.
Giò Alajmo
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di Giò Alajmo -29 ottobre 2015
Voglio molto bene a…. i Deep Purple. Sono di nuovo in Italia e non me li perderò.
Incontrai la loro musica da ragazzino quando non sapevo ancora bene se mi appassionasse di più il rock o la musica classica. Avevo avuto alle medie un ottimo insegnante di musica, non vedente, che arrivava in classe con il suo registratorino Geloso dai tasti colorati e riusciva a farti “vedere” la musica. Era un uomo appassionato che sapeva trasmetterti passione. Mi innamorai dell’”Ouverture 1821” di Ciaikovskij rivedendo nei suoni i racconti del maestro, l’avanzata di Napoleone, la difesa dei Russi, le battaglie a cannonate, il dramma dell’inverno, l’incalzare dei francesi, la fuga dei moscoviti, il trionfo, la sconfitta, poi la sorpresa di una Mosca in fiamme, il dramma della ritirata, le note esaltanti del ritorno dei russi vincitori sull’uomo che aveva osato troppo.
Avevo deciso di imparare a suonare il pianoforte, mi piaceva Bach, Beethoven, le sonate, le sinfonie, la poesia di Smetana, Vivaldi. Ma anche altro, Otis Redding, Simon & Garfunkel, i Rolling Stones e i maestri del protoprog, Procol Harum con il loro organo maestoso e bachiano, gli Aphrodite’s Child che rivisitavano Pachelbel. Ascoltavo tutto e mi incuriosiva la possibilità di rimescolare le carte fra passato e futuro. Poi un giorno andai alla Mostra di Musica Leggera al Palazzo del Cinema del Lido di Venezia, dove Gianni Ravera portava in tv le novità dell’autunno. Fui come fulminato sulla via di Damasco.
Ascoltare i Vanilla Fudge dal vivo, il loro Beethoven psichedelico al massimo del volume, l’Hammond lancinante le pulsazioni della tremenda ritmica Bogart/Appice fu un’esperienza travolgente. Trovai lì il mio Beethoven rock e la strada per il rock che scuoteva davvero orecchie fisico e coscienze.
Nello stesso periodo, andando a caccia di grandi assoli di batteria, passando da Ginger Baker a Jon Hiseman incappai in Ian Paice e il suo travolgente solo nel Concert for Group and Orchestra. Un gruppo rock e un’orchestra sinfonica: che strana cosa. Imposi alla mia insegnante di pianoforte di ascoltarlo tutto al posto di una lezione. E mi comprai un organo. Erano tempi in cui tutti divoravano tutto, tutto si mescolava a tutto, e tutto correva veloce: Led Zeppelin, Jethro Tull, Colosseum, Emerson Lake & Palmer dopo i Nice e i Renaissance, Genesis, Pink Floyd, Hendrix… Ma i Deep Purple mi fulminarono letteralmente con “In Rock”. Era una porta tutta nuova che si apriva, una formazione a cinque solisti, con una ritmica potente come poche, un organo e una chitarra che dialogavano su tanti registri diversi e una voce esplosiva, pari solo a quella di Robert Plant.
Sono passati 45 anni da allora. Dei Deep Purple ho seguito le vicende alterne, i trionfi, le cadute, i litigi, le riunioni, le metamorfosi. Poche cose mi commossero musicalmente come il loro ritorno sulle scene nella formazione migliore, quello splendido disco che si apriva su un bordone di tastiera e poi i vari strumenti che entravano uno dopo l’altro, alla spicciolata, come in una stanza semivuota, per poi esplodere all’unisono e urlare “siamo di nuovo qui!”. Li vidi suonare nel 1972 a Bologna – con la Pfm agli esordi a far loro da spalla suonando pezzi dei King Crimson – poi nelle varie occasioni italiane, con Blackmore, con Joe Satriani, finalmente con Steve Morse. Ricordo le lacrime di Ian Gillan uscendo dal loro primo concerto all’Arena di Verona, commosso per aver suonato in un luogo bimillenario “dove hai davanti ventimila persone e le puoi guardare in faccia a una a una”, e il loro splendido recente ritorno con l’orchestra come a spiegare ai tanti emuli che non è la band che deve adattarsi all’orchestra ma il contrario è l’orchestra che deve saper suonare rock. E Ian Paice mi fece sorridere quando mi disse che quando si erano trovati insieme per la prima volta si erano studiati tutti i dischi dei Vanilla Fudge. Un ciclo che si chiudeva! E ricordo la sera nei camerini, quando l’organista e fondatore Jon Lord replicò a un giovane fan che esaltava i Deep Purple come maestri di heavy metal, dicendogli stizzito: “Noi non suoniamo heavy metal!”.
Perchè l’hard rock non è l’heavy metal.
La lezione dei Deep Purple è quella di base della musica. Per quanto forte e veloce tu suoni devi ascoltare gli altri e creare dinamiche. In questo i tre solisti eccellevano, e anche oggi che Don Airey è al posto dello scomparso Lord e Morse ha portato stabilmente un tocco più americano e meno raffinato là dove spaziava l’egocentrico e ombroso Blackmore (“il miglior chitarrista del mondo quando voleva – spiega Paice – solo che voleva di rado”), il suono della band regala le stesse emozioni e le stesse dinamiche a dispetto dei tempi, perchè, come molti della loro generazione, la musica è nel loro dna, così quando Ian Paice non è in tour passa il tempo andando in giro per il mondo a suonare coi fan, una volta perfino con me, e quando si tratta di andare in studio a registrare qualcosa di nuovo lo schema è quello dei vecchi tempi: “Andiamo in studio accendiamo gli strumenti e cominciamo a suonare insieme, e poi si vede cosa viene fuori”, spiega Glover. E i computer? I click? Gli arrangiatori? I produttori? I campioni? I Loop?
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Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
GIORGIO.MARCATO ha scritto:Deep Purple, il ritorno dei “classici” del rock
di Giò Alajmo -29 ottobre 2015
Voglio molto bene a…. i Deep Purple. Sono di nuovo in Italia e non me li perderò.
Incontrai la loro musica da ragazzino quando non sapevo ancora bene se mi appassionasse di più il rock o la musica classica. Avevo avuto alle medie un ottimo insegnante di musica, non vedente, che arrivava in classe con il suo registratorino Geloso dai tasti colorati e riusciva a farti “vedere” la musica. Era un uomo appassionato che sapeva trasmetterti passione. Mi innamorai dell’”Ouverture 1821” di Ciaikovskij rivedendo nei suoni i racconti del maestro, l’avanzata di Napoleone, la difesa dei Russi, le battaglie a cannonate, il dramma dell’inverno, l’incalzare dei francesi, la fuga dei moscoviti, il trionfo, la sconfitta, poi la sorpresa di una Mosca in fiamme, il dramma della ritirata, le note esaltanti del ritorno dei russi vincitori sull’uomo che aveva osato troppo.
Avevo deciso di imparare a suonare il pianoforte, mi piaceva Bach, Beethoven, le sonate, le sinfonie, la poesia di Smetana, Vivaldi. Ma anche altro, Otis Redding, Simon & Garfunkel, i Rolling Stones e i maestri del protoprog, Procol Harum con il loro organo maestoso e bachiano, gli Aphrodite’s Child che rivisitavano Pachelbel. Ascoltavo tutto e mi incuriosiva la possibilità di rimescolare le carte fra passato e futuro. Poi un giorno andai alla Mostra di Musica Leggera al Palazzo del Cinema del Lido di Venezia, dove Gianni Ravera portava in tv le novità dell’autunno. Fui come fulminato sulla via di Damasco.
Ascoltare i Vanilla Fudge dal vivo, il loro Beethoven psichedelico al massimo del volume, l’Hammond lancinante le pulsazioni della tremenda ritmica Bogart/Appice fu un’esperienza travolgente. Trovai lì il mio Beethoven rock e la strada per il rock che scuoteva davvero orecchie fisico e coscienze.
Nello stesso periodo, andando a caccia di grandi assoli di batteria, passando da Ginger Baker a Jon Hiseman incappai in Ian Paice e il suo travolgente solo nel Concert for Group and Orchestra. Un gruppo rock e un’orchestra sinfonica: che strana cosa. Imposi alla mia insegnante di pianoforte di ascoltarlo tutto al posto di una lezione. E mi comprai un organo. Erano tempi in cui tutti divoravano tutto, tutto si mescolava a tutto, e tutto correva veloce: Led Zeppelin, Jethro Tull, Colosseum, Emerson Lake & Palmer dopo i Nice e i Renaissance, Genesis, Pink Floyd, Hendrix… Ma i Deep Purple mi fulminarono letteralmente con “In Rock”. Era una porta tutta nuova che si apriva, una formazione a cinque solisti, con una ritmica potente come poche, un organo e una chitarra che dialogavano su tanti registri diversi e una voce esplosiva, pari solo a quella di Robert Plant.
Sono passati 45 anni da allora. Dei Deep Purple ho seguito le vicende alterne, i trionfi, le cadute, i litigi, le riunioni, le metamorfosi. Poche cose mi commossero musicalmente come il loro ritorno sulle scene nella formazione migliore, quello splendido disco che si apriva su un bordone di tastiera e poi i vari strumenti che entravano uno dopo l’altro, alla spicciolata, come in una stanza semivuota, per poi esplodere all’unisono e urlare “siamo di nuovo qui!”. Li vidi suonare nel 1972 a Bologna – con la Pfm agli esordi a far loro da spalla suonando pezzi dei King Crimson – poi nelle varie occasioni italiane, con Blackmore, con Joe Satriani, finalmente con Steve Morse. Ricordo le lacrime di Ian Gillan uscendo dal loro primo concerto all’Arena di Verona, commosso per aver suonato in un luogo bimillenario “dove hai davanti ventimila persone e le puoi guardare in faccia a una a una”, e il loro splendido recente ritorno con l’orchestra come a spiegare ai tanti emuli che non è la band che deve adattarsi all’orchestra ma il contrario è l’orchestra che deve saper suonare rock. E Ian Paice mi fece sorridere quando mi disse che quando si erano trovati insieme per la prima volta si erano studiati tutti i dischi dei Vanilla Fudge. Un ciclo che si chiudeva! E ricordo la sera nei camerini, quando l’organista e fondatore Jon Lord replicò a un giovane fan che esaltava i Deep Purple come maestri di heavy metal, dicendogli stizzito: “Noi non suoniamo heavy metal!”.
Perchè l’hard rock non è l’heavy metal.
La lezione dei Deep Purple è quella di base della musica. Per quanto forte e veloce tu suoni devi ascoltare gli altri e creare dinamiche. In questo i tre solisti eccellevano, e anche oggi che Don Airey è al posto dello scomparso Lord e Morse ha portato stabilmente un tocco più americano e meno raffinato là dove spaziava l’egocentrico e ombroso Blackmore (“il miglior chitarrista del mondo quando voleva – spiega Paice – solo che voleva di rado”), il suono della band regala le stesse emozioni e le stesse dinamiche a dispetto dei tempi, perchè, come molti della loro generazione, la musica è nel loro dna, così quando Ian Paice non è in tour passa il tempo andando in giro per il mondo a suonare coi fan, una volta perfino con me, e quando si tratta di andare in studio a registrare qualcosa di nuovo lo schema è quello dei vecchi tempi: “Andiamo in studio accendiamo gli strumenti e cominciamo a suonare insieme, e poi si vede cosa viene fuori”, spiega Glover. E i computer? I click? Gli arrangiatori? I produttori? I campioni? I Loop?
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Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
Dai, postiamolo anche qua: http://www.metallus.it/news/speciale-de ... in-italia/
Ci si vede stasera, boyz!
Ci si vede stasera, boyz!
Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
Impressionanti.
Après Vous, Demon's Eye, Hard Lovin Man, Strange Kind of Woman, Vincent Price, Uncommon Man, The Well dressed guitar, The Mule, Hell to Pay, No more cane on Brazos, Hip Boots, Mary Long, Wring that Neck Pictures of Home, Space Truckin', Smoke on the Water, Hush, Black Night. Forse manca qualcosa, oltre ai vari soli.
Tanti siparietti di Gillan che non vedevo da tempo
Saluti agli Zago brothers che ho avuto il grande piacere di incontrare.
Che concerto, che grande concerto.
Après Vous, Demon's Eye, Hard Lovin Man, Strange Kind of Woman, Vincent Price, Uncommon Man, The Well dressed guitar, The Mule, Hell to Pay, No more cane on Brazos, Hip Boots, Mary Long, Wring that Neck Pictures of Home, Space Truckin', Smoke on the Water, Hush, Black Night. Forse manca qualcosa, oltre ai vari soli.
Tanti siparietti di Gillan che non vedevo da tempo
Saluti agli Zago brothers che ho avuto il grande piacere di incontrare.
Che concerto, che grande concerto.
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Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
GIORGIO.MARCATO ha scritto:Impressionanti.
Après Vous, Demon's Eye, Hard Lovin Man, Strange Kind of Woman, Vincent Price, Uncommon Man, The Well dressed guitar, The Mule, Hell to Pay, No more cane on Brazos, Hip Boots, Mary Long, Wring that Neck Pictures of Home, Space Truckin', Smoke on the Water, Hush, Black Night. Forse manca qualcosa, oltre ai vari soli.
Tanti siparietti di Gillan che non vedevo da tempo
Saluti agli Zago brothers che ho avuto il grande piacere di incontrare.
Che concerto, che grande concerto.
ti hanno reso felice: ti hanno fatto Mary Long!
Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
Mary Long!
Spero che me la fanno pure qua....
Spero che me la fanno pure qua....
Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
Gran concerto quello di Padova!! Non la solita scaletta e prestazione di altissimo livello, oserei dire il miglior loro concerto che abbia visto in questi ultimi anni. Gran spettacolo!! Unica cosa un pubblico un pelo smorto secondo me
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Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
Black Night Padova
https://www.youtube.com/watch?v=lZreEh1g9cs
D'accordo con albonthewater su quasi tutto, forse non sul pubblico, dal punto di vista della varietà di età e della civiltà uno spettacolo nello spettacolo. Sui pezzi storici, The Mule, Strange, Space, Smoke, il bis, Wring that Neck, ha risposto. Nei pezzi nuovi o recenti e quindi sconosciuti ai più, ha dato impressione di freddezza, però sulla tirata e ben cantata Hell to Pay ad esempio, che a Majano nel 2013 aveva lasciato vivi quattro gatti, ieri sera la risposta c'è stata. C'era tanta gioventù ma la maggioranza di noi era (purtroppo ) agée, Made in Japan e dintorni. Certamente se avessero fatto Lazy, Highway Star, Speed King, Woman from Tokyo li avresti visti saltare tutti, ma allora sarebbe stata la solita musica. Sì Alberto hanno finalmente fatto Mary Long, vedere e sentire Gillan interpretare con la voce, abbastanza compiutamente, e col corpo, da attore consumato, uno dei testi che probabilmente ama di più, è stato un privilegio.
Tutti e cinque hanno suonato per quello che sono, dei mostri del proprio strumento, a parte quello che ce l'ha naturale e allora fa quello che può alla sua età.
Una parola sulla canzone nuova: non so gli altri, ma a me non entusiasma per nulla, è insipida e monocorde. La casserei in favore di una Wasted Sunset anche subito.
Ci sono stati finalmente tanti siparietti, come una volta. Ne dico due che ricordo.
Sul duetto finale di Strange: al posto della solita frase che Morse deve ripetere e che ci si aspetta, Gillan impazzisce e sputa fuori, su una sola nota , una intera serie di versi non-sense della durata di non meno di minuto! lasciando interdetti tutti, soprattutto il povero Steve che abbassa le braccia disperato. Risate generali sul palco e fuori. (Morse più volte ha invitato il pubblico ad applaudire Gillan che stasera raggiungeva lunghezze e svisate ormai per lui difficili)
Pictures of Home: è chiaro che non se la ricordano più tutta, infatti a un certo punto, durante gli assoli, si sente Airey suonare la linea di cantato che non gli spetta, poi alzare gli occhi dispersi e guardare gli altri: anche gli altri lo guardano. In realtà si guardano tutti, per un attimo è paura, allora IG prende il microfono, canta un finale di strofa e così possono riprendere il pezzo. Ilarità generale e chi fra di noi capisce la cosa si fa anche lui una grassa risata. Io ho Silvano Zago vicino e gli dico "hanno sbagliato!" lui si gira e fa "e allora? non senti come suonano il resto?" Signori, ecco lo spirito Deep Purple.
https://www.youtube.com/watch?v=lZreEh1g9cs
D'accordo con albonthewater su quasi tutto, forse non sul pubblico, dal punto di vista della varietà di età e della civiltà uno spettacolo nello spettacolo. Sui pezzi storici, The Mule, Strange, Space, Smoke, il bis, Wring that Neck, ha risposto. Nei pezzi nuovi o recenti e quindi sconosciuti ai più, ha dato impressione di freddezza, però sulla tirata e ben cantata Hell to Pay ad esempio, che a Majano nel 2013 aveva lasciato vivi quattro gatti, ieri sera la risposta c'è stata. C'era tanta gioventù ma la maggioranza di noi era (purtroppo ) agée, Made in Japan e dintorni. Certamente se avessero fatto Lazy, Highway Star, Speed King, Woman from Tokyo li avresti visti saltare tutti, ma allora sarebbe stata la solita musica. Sì Alberto hanno finalmente fatto Mary Long, vedere e sentire Gillan interpretare con la voce, abbastanza compiutamente, e col corpo, da attore consumato, uno dei testi che probabilmente ama di più, è stato un privilegio.
Tutti e cinque hanno suonato per quello che sono, dei mostri del proprio strumento, a parte quello che ce l'ha naturale e allora fa quello che può alla sua età.
Una parola sulla canzone nuova: non so gli altri, ma a me non entusiasma per nulla, è insipida e monocorde. La casserei in favore di una Wasted Sunset anche subito.
Ci sono stati finalmente tanti siparietti, come una volta. Ne dico due che ricordo.
Sul duetto finale di Strange: al posto della solita frase che Morse deve ripetere e che ci si aspetta, Gillan impazzisce e sputa fuori, su una sola nota , una intera serie di versi non-sense della durata di non meno di minuto! lasciando interdetti tutti, soprattutto il povero Steve che abbassa le braccia disperato. Risate generali sul palco e fuori. (Morse più volte ha invitato il pubblico ad applaudire Gillan che stasera raggiungeva lunghezze e svisate ormai per lui difficili)
Pictures of Home: è chiaro che non se la ricordano più tutta, infatti a un certo punto, durante gli assoli, si sente Airey suonare la linea di cantato che non gli spetta, poi alzare gli occhi dispersi e guardare gli altri: anche gli altri lo guardano. In realtà si guardano tutti, per un attimo è paura, allora IG prende il microfono, canta un finale di strofa e così possono riprendere il pezzo. Ilarità generale e chi fra di noi capisce la cosa si fa anche lui una grassa risata. Io ho Silvano Zago vicino e gli dico "hanno sbagliato!" lui si gira e fa "e allora? non senti come suonano il resto?" Signori, ecco lo spirito Deep Purple.
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Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
L'ultimo rigo, poi, è da incorniciare.
Non si dice "La copertina di In Rock sembra Mount Rushmore"
si dice "Mount Rushmore sembra la copertina di In Rock"
http://www.flickr.com/photos/alepurple
si dice "Mount Rushmore sembra la copertina di In Rock"
http://www.flickr.com/photos/alepurple
Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
Non posso che sottoscrivere il dotto resoconto del Prof. Marcato.
Unica osservazione: a me il nuovo pezzo piace molto, almeno da quello che si desume da questa versione in embrione. Ha un riffone bluesy old school, quello che vorrei sentire sempre dai Deep Purple!
Unica osservazione: a me il nuovo pezzo piace molto, almeno da quello che si desume da questa versione in embrione. Ha un riffone bluesy old school, quello che vorrei sentire sempre dai Deep Purple!
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Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
ROXI76_99 ha scritto:Ranma ha scritto:dovrei andare domani al forum di assago... senza biglietto (me lo prendo lì fuori)
ho visto che la scaletta è un po' cambiata rispetto all'ultima volta che li ho visti e ogni tanto ci piazzano anche una canzone nuova.
Io fossi in te ci andrei sabato......
Fatece sapè come è andata!
ahahah sì mi sono confuso, ovvio che vado stasera
Re: Deep Purple - Tour Italiano ottobre/novembre 2015
silvano ha scritto:Non posso che sottoscrivere il dotto resoconto del Prof. Marcato.
Unica osservazione: a me il nuovo pezzo piace molto, almeno da quello che si desume da questa versione in embrione. Ha un riffone bluesy old school, quello che vorrei sentire sempre dai Deep Purple!
Sottoscrivo.
Se si pensa che è versione beta, potrebbe uscire un bel pezzo della madonna.
A me la struttura mi ha ricordato Behind the Wall of Sleep dei Black Sabbath, l'ho postato nell'altro topic.
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